Respira che ti passa! Quante volte ce lo siamo sentiti dire. In effetti, in momenti di particolare tensione, respirare lentamente procura un senso di benessere. Il controllo del respiro, nel Sistema Nervoso Autonomo, è gestito dalla parte più antica del cervello, il bulbo, responsabile anche dei processi istintivi, dei vissuti, degli schemi ovvero strutture con cui organizziamo le nostre informazioni su di noi e sul mondo intorno a noi.
La qualità della nostra respirazione, il cui ritmo va in media dai 14 ai 18 respiri al minuto, in condizioni stabili, dipende moltissimo da queste parti di noi stessi di cui siamo pressoché inconsapevoli e che appartengono al cosiddetto pensiero automatico. Ritrovarsi di fronte a una situazione che, apparentemente non sembra minacciosa, ma che in noi attiva un ricordo traumatico, è sufficiente per far accelerare il battito cardiaco e il nostro respiro, modificandone la regolarità e compromettendo l’organismo, con conseguenti effetti di mal-essere generale e di disequilibrio interno. Ecco, dunque, l’importanza di mettersi in ascolto e osservare il ritmo delle oscillazioni respiratorie.
Essenziale focalizzare l’attenzione sul diaframma, che deve riprendere la propria funzione, liberandosi dalle contratture emotive che lo rendono teso e deficitario nel gestire un respiro profondo. La respirazione toracica è, tipicamente, associata a stati d’ansia e di tensione generale.
Riportare nella parte bassa il flusso del prana, nella cultura induista, è una delle funzioni del cosiddetto “respiro consapevole”. “La respirazione è un atto generativo che accompagna l’ossigenazione, il metabolismo, il suono, il movimento, l’emozione, il pensiero, il comportamento. Tutto ciò che ci riguarda come persone è realizzato nei suoi intervalli: l’aria entra, l’aria esce e tutto prende forma”, sostiene Lorenzo Manfredini, psicologo, psicoterapeuta a indirizzo cognitivo e corporeo, formatore, allenatore mentale di campioni di apnea.
“Abbiamo tre elementi che costituiscono l’essenza di una respirazione consapevole: la respirazione connessa, anche conosciuta come respiro energetico, la respirazione profonda o diaframmatica e la respirazione combinata alle tecniche cognitive”. E sottolinea: “La consapevolezza di come si respira è essenziale nelle fasi di recupero e di rilassamento dove l’attenzione ne amplifica gli effetti benefici. Si respira in modo circolare, triangolare, quadrato, con pause o senza, con ritmi diversi, ma lo scopo è sempre lo stesso, esercitare la consapevolezza, l’attenzione e il rilassamento, e dilatare la percezione del corpo e delle sue potenzialità.
Un respiro ben eseguito attiva un processo psicofisico positivo, favorisce un migliore controllo sulla situazione, permette di contenere gli impulsi e di rimanere mentalmente flessibili, eliminando i pensieri inutili e ponendoci nella condizione di focalizzarci e prendere le decisioni più appropriate”. Cosa significa respirare di concerto con i propri processi cognitivi? “Significa che quando prevalgono sensazioni vincolanti, emozioni diffuse e pensieri rimuginanti, cioè stimoli invalidanti per qualsivoglia prestazione, il respiro associato alle tecniche cognitive controlla proprio questi stati disfunzionali. I benefici riguardano il controllo degli stati interni e l’attivazione virtuosa delle attività mentali superiori”.
Come fare, quindi per ricavare beneficio? “Attraverso la pratica mentale del decentramento, tramite un atteggiamento non giudicante e una maggiore comprensione dell’esperienza. Queste attività mentali superiori innescano uno stile respiratorio ‘meno difensivo’ rispetto alle condizioni del corpo, delle emozioni e della mente”.
Impariamo quindi che, respirando in modo consapevole:
- si migliora l’apprendimento di nuovi pattern di azione e reazione rispetto al vissuto corporeo;
- la memoria viene sempre meno influenzata da fattori emotivi ed emozionali;
- la mente è facilitata a vivere le cose per quello che sono, potendo stimare il momento presente in modo più completo, profondo e appagante.
Articolo pubblicato sul quotidiano L’Arena, il 17/19/2019. Per scaricarlo, clicca qui
© 2019 Maria Cristina Caccia.
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