Quante volte abbiamo imprecato, con le mani tra i capelli, perché … non abbiamo avuto tempo di fare, finire, andare, chiamare, consegnare? Sembra proprio che il tempo sfugga, non si riesce mai a trattenerlo. Così, sopraffatti, andiamo in tilt, letteralmente e ciò che abbiamo lì, sul tavolo, sembra un’immensa montagna di faccende da sbrigare, cui non sappiamo dare una risposta o una risoluzione: è il caos! In situazioni di questo genere, siamo fagocitati dalle fauci di una divinità temporale che sembra prendersi gioco di noi: più la rincorriamo, più scappa. In queste situazioni la nostra efficacia e la nostra produttività si riducono, mentre aumentano lo stress, l’ansia e la tensione, con effetti negativi che si ripercuotono sulla qualità della nostra vita. Ma, è il tempo a fuggire oppure siamo noi che non riusciamo a organizzarci nel tempo? E, mentre cerchiamo una risposta, rischiamo la frustrazione, quella sensazione di essere inconcludenti fino a sentirci stressati se non depressi. Non esistono supermercati in cui si vendano ore! Ogni giorno ne abbiamo a disposizione ventiquattro ma non bastano mai. La verità è che la colpa non è del tempo, che rimane invariato nel suo incedere, ma della nostra dis-organizzazione rispetto al tempo.
Le Neuroscienze, oltre a ricordarci che abbiamo una sorta di “meccanismo regolatore dell’orologio biologico o circadiano situato nell’Ipotalamo, ci dicono che la percezione del tempo cambia a seconda delle emozioni che proviamo e qui entrerebbe in gioco la dopamina, il neurotrasmettitore associato alle sensazioni di piacere, e che è in grado di far accelerare o rallentare il nostro orologio biologico.
La percezione del tempo è un’esperienza soggettiva di tipo cognitivo e comportamentale. Imparare a organizzarsi è fondamentale per non cadere nel vortice del multitasking ed essere stritolati dalle maglie della frustrazione e dell’immobilismo che, inevitabilmente, incombe, quando finiamo le scorte energetiche e diventiamo de-motivati. Ecco allora una parola chiave: priorità.
Un ottimo antidoto anti-stress è riuscire a focalizzare l’attenzione su ciò che è urgente e ciò che può essere messo in secondo piano stabilendo un ordine operativo e mentale. La matrice del tempo o matrice di Eisenhower, ci viene in aiuto, suggerendoci di suddividere le nostre azioni e i nostri impegni in quattro quadranti.
Nel primo, inseriamo tutto ciò che è urgente e importante, ciò che non possiamo delegare o rimandare, mentre nel secondo quadrante inseriamo tutto ciò che non è urgente, ma è molto importante per il nostro futuro, come relazioni da coltivare, incontri da fissare, obiettivi da progettare. Nel quadrante tre, vanno inserite le faccende che possiamo delegare, quindi quelle urgenti, ma non importanti per la nostra attività, che spesso invece confiniamo nel primo riquadro, e, infine, nell’ultimo, inseriamo le attività cosiddette “perditempo”, ossia i giri di walzer sui social, le distrazioni e tutti gli alibi che ci distolgono da ciò che è essenziale, e che rappresentano dei veri parassiti del nostro tempo.
Più siamo organizzati più percepiamo di avere il tempo di seguire ciò che dobbiamo e ciò che desideriamo fare, evitando di cadere nella trappola dell’ansia da prestazione che ci paralizza e ci fa sentire inconcludenti, minando la nostra autostima.
La bella notizia è che possiamo gestire noi stessi, nel tempo. Come motivarsi a essere più organizzati? Una tecnica utile è annotare i benefici derivanti dall’essere riusciti a ultimare quanto prefissato, grazie al ricorso all’agenda o, meglio ancora, alla matrice del tempo: percependo un senso di maggiore autoefficacia, ne beneficerà il nostro buonumore e saremo più motivati nel ricollocare con entusiasmo ogni nostro proposito.
“Bisogna vivere con semplicità e pensare con grandezza” di William Wordsworth. Sono molto legata al termine “semplicità” che è, secondo me, la più grande forma di grandezza. Dobbiamo avere voglia di “vedere”, di pensare in grande, di porci degli obiettivi, di sognare e di osare, abbandonando la presa egoica della volontà di “fare per essere visti”: occorre “fare nell’essere autentici”.
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